In un cambiamento di rotta drammatico e atteso da settimane, il presidente Donald Trump ha riacceso le fiamme della guerra commerciale, questa volta con un’arma ancora più affilata. Il 2 aprile, durante un acceso discorso nel giardino della Casa Bianca, ha annunciato un pacchetto di dazi senza precedenti volto a ridurre i disavanzi commerciali statunitensi e a riaffermare la leadership economica americana nel mondo.
Il provvedimento più discusso? Un dazio generalizzato del 10% su tutte le importazioni — accompagnato da tariffe “reciproche” ancora più alte per i Paesi con cui gli Stati Uniti registrano forti disavanzi commerciali:
Di seguito una tabella dettagliata con tutte le nuove tariffe applicate:
Queste nuove misure stanno agitando i mercati, allarmando gli alleati e avviando una potenziale riconfigurazione globale delle catene del valore.
Altro che reciprocità tariffaria. L’amministrazione Trump ha abbandonato l’idea di pareggiare semplicemente i dazi o di calcolare le barriere non tariffarie (come tasse, sussidi, regolamenti). Al contrario, ha scelto un approccio più semplice e diretto: colpire i Paesi con i maggiori surplus commerciali nei confronti degli Stati Uniti.
Secondo una nota dell’Ufficio del Rappresentante del Commercio degli Stati Uniti (USTR), la formula utilizzata è la seguente:
(Surplus commerciale / Esportazioni totali verso gli USA) ÷ 2
Esempio pratico con la Cina:
Lo stesso calcolo è stato applicato a Giappone, Corea del Sud e Unione Europea. I Paesi con un commercio bilanciato o con cui gli USA registrano un avanzo hanno comunque ricevuto il dazio minimo del 10%, che ora rappresenta il biglietto d’ingresso standard al mercato americano.
Una versione più tecnica della formula è stata dichiarata come:
Ma, come riportato da Bloomberg, i valori di elasticità sono stati impostati in modo da annullarsi a vicenda, semplificando il tutto alla formula precedente. In sostanza: se vendi più agli USA di quanto compri, paghi.
“L’obiettivo principale è azzerare i disavanzi commerciali bilaterali”, ha scritto l’USTR.
NB: Questa formula non esiste in nessun libro di macroeconomia, è una pura invenzione dell’amministrazione Trump.
Le conseguenze sono globali. I Paesi industrializzati, fortemente integrati con la domanda americana, sono i più esposti.
I mercati non si aspettavano un intervento così radicale. Molti analisti avevano previsto un approccio più soft. Il risultato? Un vero shock sistemico.
Azioni:
Futures S&P 500: ↓ 2,8%
Nikkei 225 (Giappone): ↓ 3,7%
Euro Stoxx 50: ↓ 1,7%
Apple: ↓ 7,1%
Nike, Gap, Lululemon: ↓ oltre 7%
Obbligazioni:
Treasury USA 10 anni: ↓ a 4,06%
Obbligazioni giapponesi e australiane: rendimenti in calo
Materie prime:
Metalli industriali (rame, alluminio, zinco): in calo
Oro: ↑ a 3.149,74 $/oz — nuovo record storico
Petrolio WTI: ↓ 2,2% a 70,11 $/barile
“Gli investitori cercano sicurezza: il dollaro cala, l’oro e lo yen volano.” — Bloomberg Markets Live
Vedendo le reazioni dei mercati, quello che colpisce è certamente la reazione dell’obbligazionario, che non era attesa, visto che con questi dazi che potrebbero portare inflazione la FED potrebbe avere difficoltà a ridurre i tassi. Questo porta a pensare che gli investitori stanno pensando più allo scenario recessione/stagflazione che allo scenario inflazione. Se così fosse, tutti i movimenti di mercato sarebbero giustificati. Adesso quindi diventerà fondamentale monitorare costantemente i cosiddetti hard data, dopo che i survey hanno già mostrato un netto pessimismo per il futuro. Se gli operatori inizieranno a vedere impatti negativi sugli hard data, la situazione di risk off potrebbe peggiorare.
Il mondo reagisce con forza.
Cina: “Forte opposizione”, minaccia contromisure e restrizioni agli investimenti USA.
Ursula von der Leyen (UE): “Prepariamo contromisure se i negoziati falliscono.”
Australia: “Decisione irrazionale che danneggia alleanze strategiche.”
Il Segretario al Tesoro Scott Bessent ha provato a rassicurare:
“Finché non ci saranno ritorsioni, questa è la soglia massima.”
Tradotto: Se non reagite, le tariffe non saliranno ulteriormente.
Più colpiti:
Più resilienti:
Questo pacchetto tariffario rappresenta una rottura netta con la tradizione post-bellica americana. Si passa da un modello di apertura globale a una strategia incentrata sulla reciprocità bilaterale forzata.
Impatti attesi:
Moody’s stima un picco della disoccupazione al 7,3% entro il 2027 e un possibile crollo del 25% dei mercati in caso di escalation.
Non si tratta di un semplice braccio di ferro. È una ristrutturazione dell’economia globale. E, rispetto al 2018–2019, questa volta il piano è più ampio, aggressivo e meno prevedibile.
“Non stiamo solo negoziando accordi. Stiamo riscrivendo le regole.”
— Consigliere della Casa Bianca
Con le tensioni diplomatiche in aumento e i mercati sotto pressione, imprese, investitori e governi devono prepararsi a una fase di forte instabilità.
Fonti: Bloomberg (Krishnamoorthy, Wingrove), Reuters (3 aprile 2025), USTR, materiale visuale ufficiale USA