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Matteo Marchetti on behalf of Key to Trading
Analisi, Pensieri e Approfondimenti | Luglio 17, 2025

CPI vs. PPI – I dati di giugno 2025 mostrano i primi effetti concreti dei dazi di Trump

I dati sull’inflazione di giugno 2025 rappresentano una potenziale svolta nello scenario macroeconomico statunitense. Per la prima volta da quando il Presidente Donald Trump ha annunciato un nuovo e massiccio pacchetto di dazi lo scorso aprile, sia l’indice dei prezzi al consumo (CPI) che l’indice dei prezzi alla produzione (PPI) hanno iniziato a riflettere effetti tangibili di queste misure commerciali. Sebbene l’impatto inflazionistico complessivo resti contenuto, la composizione e la distribuzione degli aumenti dei prezzi suggeriscono che le pressioni legate ai dazi stanno iniziando a propagarsi nell’economia.
Vediamo nel dettaglio cosa raccontano questi due report, come si confrontano tra loro e quali indicazioni operative possiamo ricavarne.

1. I dati principali: il CPI accelera, il PPI resta stabile

Secondo il Bureau of Labor Statistics, il CPI è aumentato dello 0,3% su base mensile a giugno, portando l’inflazione annua al 2,7%, il livello più alto da febbraio. Si tratta di un’accelerazione rispetto al +0,1% di maggio, che indica una rinnovata pressione sui prezzi al consumo. Il Core CPI, che esclude alimentari ed energia, è salito dello 0,2% su base mensile e del 2,9% su base annua, in linea con le stime ma comunque al di sopra del target del 2% fissato dalla Federal Reserve.

Al contrario, il PPI è rimasto invariato a giugno, contro un’attesa di +0,2%. Su base annua, il PPI headline è rallentato al 2,3% dal 2,7% di maggio, mentre il core PPI è sceso al 2,6%, segnando l’incremento più contenuto dal 2024.

Questa divergenza evidenzia una dinamica importante: mentre i prezzi al consumo stanno risalendo, le pressioni sui prezzi a monte (lato produttori) sono compensate dalla debolezza del comparto servizi. Il quadro inflazionistico complessivo risulta quindi meno uniforme di quanto sembri dai soli dati headline.

2. I dazi iniziano a farsi sentire – Ma solo su alcune categorie

Entrambi i report mostrano evidenze di un impatto iniziale dei dazi sui prezzi, sebbene in modo ancora disomogeneo. Il CPI ha registrato aumenti significativi in categorie sensibili ai dazi:

Abbigliamento +0,4%
Arredamento per la casa +1,0%
Apparecchiature audio-video +1,1% (record annuo +11,1%)
Prodotti ricreativi +0,8%

Tendenze simili si osservano anche nel PPI, con aumenti nei prezzi all’ingrosso di:

Apparecchiature di comunicazione +0,8%
Elettronica domestica +0,8%
Mobili per la casa +1,0%
Automobili +0,3%

Ma il dato più significativo è che il PPI di maggio è stato rivisto al rialzo, passando da +0,1% a +0,3%, il maggiore aumento mensile dei beni da febbraio. Questa revisione suggerisce che gli effetti dei dazi sui produttori potrebbero essere iniziati prima di quanto si pensasse, ma sono stati visibili solo ora con i dati definitivi. Si rafforza così l’ipotesi che il trasferimento dei costi doganali stia cominciando a manifestarsi a monte della filiera produttiva.

Nel frattempo, i prezzi dei servizi nel PPI sono scesi dello 0,1%, trascinati dal calo delle tariffe alberghiere (-4,1%) e dei biglietti aerei (-2,7%). La debolezza del settore servizi, che rappresenta una parte importante dell’economia statunitense, ha contribuito ad attenuare l’impatto dell’aumento dei prezzi dei beni nel dato headline del PPI.

3. I servizi attenuano l’impatto del CPI – Per ora

Un elemento chiave che distingue il CPI dal PPI è la forte incidenza dei servizi all’interno del paniere del CPI. I servizi rappresentano quasi l’80% dell’indice dei prezzi al consumo, e la loro performance può compensare o mascherare le variazioni nei beni. A giugno:

• La componente shelter è salita solo dello +0,2% (YoY +3,8%)
• Il “supercore CPI” (servizi core escluso shelter) è cresciuto dello +0,21%, in linea con la media storica

Questo significa che, pur in presenza di un aumento dei prezzi dei beni soggetti a dazi, l’inflazione dei servizi non ha ancora seguito lo stesso ritmo. Ciò mantiene il CPI headline su livelli moderati, e rafforza la visione secondo cui i dazi potrebbero generare un impulso inflattivo transitorio, non sistemico.

4. Pass-through in ritardo? Gli economisti si aspettano di più nel Q3

La maggior parte degli economisti concorda sul fatto che i dati di giugno rappresentano solo l’inizio del pass-through dei dazi. Secondo diverse analisi citate da Reuters e RIA, l’impatto inflazionistico delle tariffe tende a manifestarsi con un certo ritardo, poiché le aziende inizialmente assorbono i costi prima di trasferirli ai consumatori.

• JP Morgan stima che il nuovo pacchetto di dazi possa aggiungere 0,2–0,3 punti percentuali all’inflazione core
• Altri analisti prevedono ulteriori aumenti dei prezzi al dettaglio nel Q3, in particolare per beni importati come giocattoli, elettrodomestici, utensili e articoli sportivi

Inoltre, nuove ondate di dazi — con aumenti già programmati per il 1° agosto su importazioni da Messico, Canada e UE — potrebbero amplificare le pressioni sui prezzi nei mesi estivi e autunnali.

5. Reazioni dei mercati e della Fed: visioni divergenti

Nonostante l’aumento dell’inflazione, i mercati finanziari hanno reagito con calma. I rendimenti dei Treasury sono rimasti misti e le probabilità di un taglio dei tassi a luglio sono scese sotto il 5%, mentre settembre resta incerto.

La Casa Bianca ha sottolineato la tenuta dell’inflazione core, sostenendo che i dazi non stanno alimentando una dinamica inflazionistica ampia. Il Presidente Trump ha rinnovato la richiesta di un taglio dei tassi di 3 punti, affermando che l’inflazione resta contenuta.

La Fed, però, resta prudente. La Presidente della Fed di Boston, Susan Collins, ha dichiarato che i dazi potrebbero spingere l’inflazione verso l’alto ma rallentare la crescita e l’occupazione, creando un trade-off delicato per la politica monetaria. Per ora, la strategia sembra quella di attendere i dati di luglio e agosto prima di agire.

6. Conclusione: siamo all’inizio di un nuovo ciclo inflattivo?

I report CPI e PPI di giugno rappresentano i primi segnali coerenti che i dazi di Trump stanno cominciando a colpire sia i consumatori che i produttori. Sebbene il quadro inflazionistico complessivo resti moderato, i dettagli suggeriscono che qualcosa si sta muovendo – e che nei prossimi mesi potremmo assistere a un’accelerazione.

I punti chiave:

• I prezzi dei beni soggetti a dazi stanno aumentando sia al consumo che alla produzione
• Le revisioni al rialzo del PPI confermano un impatto crescente sui produttori
• L’inflazione dei servizi rallenta, limitando l’impulso complessivo – per ora
• La Fed resta cauta, vista la natura ancora non diffusa delle pressioni sui prezzi
• Le aspettative di mercato e le pressioni politiche divergono, creando un contesto complesso

Con i nuovi dazi in arrivo ad agosto, i dati inflazionistici di luglio e agosto saranno decisivi. Capiremo se ci troviamo all’inizio di una nuova ondata inflattiva o di un semplice shock temporaneo sul lato dell’offerta.

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